SAN BERNARDO DI PISA e le
decime del vescovo di Fossombrone



Nella prima metà del Cinquecento si trovano ricordati gli abati commendatari, cioè quegli ecclesiastici che ebbero “in commenda” i beni delle abbazie e li amministrarono senza avere per contro alcun peso nella vita religiosa.
A Pisa, in un atto del 1552, sono citate le abbazie annesse di San Michele della Verruca e di Sant’Ermete di Orticaia e il loro abate commedatario “perpetuo”: Ranaldo di Pietro dei Piccini da Cerreto Guidi. Per loro l’uomo riscuoteva dall’Università dei Cappellani della cattedrale undici sacchi di grano derivanti dall’affitto di terre “ad beneplacitum”. Il rogito era stato di ser Piero dei Roncioni “sive” ser Carlo da Vecchiano (non datato).

Il debito dei Cappellani però era stato “liberato” da prete Sebastiano del fu Giuliano da Fucecchio e da prete Ranieri del fu Giovanni Battista dei Totti di Pisa, quando avevano consegnato al Piccini undici dei sedici sacchi di grano “boni crivellari et nitidi” a misura fiorentina, che le suore cistercensi di San Bernardo dovevano dare loro per la concessione di un orto dietro il monastero. Era il luogo dove era stata fondata e poi distrutta la chiesa di Santa Croce o di San Benedetto del Pontonaio.
Ovvero le monache avrebbero dovuto consegnare a Ranaldo la terra da arare “in bono et recipienti loco ad beneplacitum”, per ottenere la quantità di grano fissata.
Queste ulteriori carte erano state rogate da ser Carlo da Vecchiano il 10 novembre 1507 e da ser Francesco di Artaldo dei Franchi il 13 aprile 1531, copia del figlio Carlo.



Nulla di ‘strano’. Si trattava infatti di una delle tante complesse vicende che nascevano dalle ‘pieghe’ del diritto della Chiesa e che, come tutte le cose umane, erano soggette al cambiamento ... che avvenne nel 1552.

Quest’anno l’abate commendatario della Verruca e di Orticaia era il fiorentino Luigi di Piero Ardinghelli vescovo di Fossombrone (Pesaro-Urbino), pievano e rettore anche della chiesa di Santo Stefano di Empoli. Il quale, stando lontano, si serviva del fratello Nereo (o Neri) in qualità di procuratore e del procuratore sostituto il concittadino Antonio Bonaccorsi, come recitavano le carte appositamente rogate da ser Giovanni Francesco Berilli da Urbino il 26 novembre 1552 e da ser Domenico del fu ser Giuliano di Lorenzo da Ripa il 2 dicembre 1552.

Il nuovo abate infatti era in difficoltà. “Propter mala temporum condictiones et gravas decimarum impositiones” – a causa della malvagità dei tempi e delle pesanti decime apostoliche “tangentes” alle abbazie, non avrebbe potuto pagarle “nisi” (se non) alienandone e liberandone i beni.

Il provvedimento interessò anche San Bernardo e la prestazione degli undici sacchi di grano che da allora non ebbe più luogo. Ovvero furono venduti loro dai Cappellani l’orto di Santa Croce e altri beni:
– con il consenso – dice il manoscritto – di Selvatico dei Guidi di Volterra vicario di Onofrio Bartolini dei Medici arcivescovo di Pisa, Corsica e Sardegna, e nello spirituale e nel temporale, vicario generale e commissario apostolico sostituto di Giovanni da “Thophia” (Toffia di Rieti), perpetuo commendatario del monastero di San Cristoforo di Casteldurante, e commissario apostolico per le decime voluto da papa Giulio III il 3 dicembre 1551;
– e con l’attestazione di Francesco Seta e Francesco da Perignano, canonici della Chiesa pisana.
Il giusto prezzo fu stabilito in scudi 121 di oro in oro da pagare a Giovanni dei Medici esattore delle decime di Firenze.

L’atto fu importante per le suore perché ottennero l’orto in proprietà.
Fu scritto a San Bernardo il 14 dicembre 1552, testimoni Francesco da Perignano canonico e Agostino cimatore da Volterra.
Si trova in copia in un registro dell’Archivio di Stato di Firenze.
In due pagine si elencano anche i nomi di 46 cistercensi, interessanti da conoscere per la storia del monastero e la loro provenienza. Le famiglie infatti furono quelle storiche e in vista di Pisa, di Lucca, di Firenze, di Milano e di altre città. C’era tra loro anche una Malaspina del ramo di Olivola, estinto e confluito in quello di Fosdinovo un secolo prima.

Questi sono i nomi (in italiano):

– Reverenda madre suor Giulia di Domenico di Narduccio di Lucca
– Anfrosina di Domenico Mannellini di Pisa priora
– Caterina Matti di “Burgo” di Pisa “superiora”
– Lorenza di ser Pietro Roncioni di Pisa
– Iacopa di Giovanni Lambardi di Pisa
– Chiara di dom. Battista Palavisini genovese
– Pietra di Vittorio Ciotti di Siena
– Maddalena di Rodolfo Matraini di Lucca
– Veronica di Domenico di Narduccio di Lucca
– Clemenza di Simone della Vecchia di Pisa
– Dorotea di Antonio di Narduccio di Firenze
– Lodovica di Giovanni Corsellini di Firenze
– Michela de “Burgo” pisana
– Pazienza di Dionisio dei Lanfranchi di Pisa
– Orsola di Ridolfo Matraini di Lucca
– Laura di Giovanni dei Riccardi di Firenze
– Lisabetta di Rodolfo Matraini di Lucca
– Carità di Iacopo dei Guerrinoni da Milano
– Fedele di Andrea dei Lanfranchi di Pisa
– Angelica di Iacopo Corso
– Cherubina di Tommaso Marchi di Firenze
– Vincenza di Tommaso Boezi di Pisa
– Arcangela di Lodovico Manfoni di Pisa
– Eufrasia di Benedetto dei Benedetti di Lucca
– Costanza di maestro Guerrino di Milano
– Ippolita del capitano Musacchio
– Aurelia di Paolo del Donsasso di Pisa
– Margherita di Lorenzo Matraini di Lucca
– Giuditta di Lorenzo Matraini di Lucca
– Dianora di Iacopo da Cascina di Pisa
– Alessandra di Bindo dei Lanfranchi di Pisa
– Cecilia del maestro Agostino di Milano
– Massimilla di Annibale dei Buzacarini di Pisa
– Lucrezia di Simone dei Paganelli di Firenze
– Beatrice di Stefano Franchi di Lucca
– Maria di Pietro Bella Talla di Pisa
– Prudenza di Bastiano dei Lanfranchi di Pisa
– Annalena di Cesare da Tripalle di Pisa
– Virginia del marchese Lazzero Malaspina di “Ulivola”
– Tommasa di Domenico Cellini di Pietrasanta
– Eletta di Francesco dei Vivaldi di Firenze
– Angela di Pietro Bella Talla di Pisa
– Camilla di Leonardo di Empoli
– Filippa di Leonardo di Empoli
– Gabriella del serenissimo Benassai di Lucca
– Lisabella del serenissimo Benassai di Lucca.

Paola Ircani Menichini, 2 luglio 2021.
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RICONOSCIMENTI


Le fotografie


– La chiesa di San Bernardo a destra con i mattoni rossi, da via San Bernardo; in fondo, in marmo bianco, la chiesa di San Giovannino in Fieri, foto P.I.M., 2021.

– L’inizio dell’elenco delle suore nel manoscritto del 1552.

– Monaca cistercense, secolo XVIII, diocesi di Volterra, da Beweb.


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